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Nel santuario della visione

Carola Graziani

a cura di Gabriele Agostini per CSF Adams

Lo spazio di cui si occupa il lavoro fotografico di Carola Graziani, è uno spazio fatto di orizzonte mobile, in divenire e mutevole, è lo spazio delle situazioni, dove la diversità si manifesta costantemente. 

Per essere abitato, dobbiamo elaborare mappe mentali dinamiche e flessibili. 

Attraversiamo un territorio dilatato, dissonante, irregolare, nel quale accediamo da varchi ambigui. In questi luoghi si incontrano figure incomplete, ipotesi narrative irrisolte, che ci invitano a naufragare nell’imprevisto, nell’ignoto. 

Siamo quindi chiamati all’abbandono. 

Solo allora ci accorgiamo di abitare in geografie nelle quali i linguaggi, le storie e le esperienze si sfiorano, si annusano, collidono. 

Siamo travolti da costellazioni di vertigini, da enumerazioni caotiche, da ingranaggi inestricabili. 

E ancora, spazio smontabile, reversibile e rovesciabile, privo di ogni tipo di gerarchia. 

Complessità che si dibatte tra molteplicità ed esattezza, spazio definito dalla misura del nostro sguardo, dove tutto deve essere filtrato, reinventato, rimodulato, riscritto, rilocato, risemantizzato.

Carola isola parti dal flusso dei fenomeni, rompe la simultaneità, esce dalle compresenze, opera come se esistesse un’immagine alla volta, un pensiero o un ricordo alla volta, solo così può portare le immagini all’intensità massima, presentandole realisticamente e al tempo stesso facendogli significare qualcosa che le trascende. 

Ed è allora, solo allora, che sonda confluenze, ibridazioni, interscambi, interferenze, divisioni e connessioni. 

Presenza e assenza, partecipazione e distanziamento, adesione e fuga, in un incessante seduzione per l’altrove, per l’invisibile.

È in questi spazi, in questi luoghi che ha dimora la fotografia di Carola.

Biografia dell’artista

Carola Graziani nasce a Roma nel 1964. La passione per la fotografia e per le macchine fotografiche le è stata trasmessa sicuramente dal padre: cresciuta tra le macchine fotografiche, ammirando il padre scattare con le sue analogiche – Kodak e Polaroid – alle quali non era permesso avvicinarsi, da piccola. Quello strano oggetto la incuriosiva e la attraeva. Così da adulta quel desiderio viene esaudito attraverso la partecipazione a diversi corsi di fotografia che la vedono approdare al Centro Sperimentale di Fotografia-Adams di Roma. Ultimata la formazione base del mezzo fotografico comincia a seguire il corso di Fotografia di Scena a cura di Marika Rizzo. Nello stesso anno realizza, assieme ad altri fotografi, una mostra-reportage sulla messa in scena dell’opera teatrale “Ceci n’est pas reèl” tributo a Magritte, in occasione della rassegna internazionale di Circo Teatro “Battiti” presso il Teatro Furio Camillo di Roma. Quella curiosità di bambina non si spegne, ma anzi la spinge ad accrescere la sua formazione in diversi aspetti della fotografia. Frequenta così il corso di Street Photography e il corso di Fotografia Surrealista curati da Gabriele Agostini e a seguire il corso di Storia Sociale della Fotografia a cura di Tano D’Amico. Sempre al CSF Adams consegue il Master di Moda e Ritratto, ma sentendo il bisogno di sperimentare con i vari linguaggi fotografici, segue il Laboratorio sperimentale di Fotografia dove acquisisce le  tecniche di stampa antica quali la Cianotipia, la Carta Salata e il Van Dyke. Spinta dalla necessità di imparare a post produrre il materiale fotografico digitale e analogico realizzato, torna al CSF per studiare Photoshop e Camera oscura, e il corso di Editing quest’ultimo curato da Arianna Catania e Sarah Carlet. Successivamente frequenta il corso di Autoritratto di Simona Ghizzoni; inizia così ad esplorare questa modalità di ripresa con la quale cerca di perlustrare, ispirandosi al simbolismo pittorico, l’animo umano.  

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